Città Medie

A cura di Roberto Mascarucci (testo aggiornato al 11.11.2022(

Dall’analisi comparata degli ultimi dati sulla vetustà dei piani urbanistici comunali (vedi tabella) emerge una situazione di preoccupante stagnazione dell’attività di rinnovamento dei piani: sul totale dei comuni italiani (7.892) solo 594 comuni hanno un piano rinnovato dopo il 2018 (pari al 7,5%). La maggior parte dei comuni italiani possiede un piano datato tra il 1996 e il 2010 (45,1%), oppure tra il 2011 e il 2018 (30,6%).

 Numero ComuniPercentuale
nessun piano911,2
ante 19951.23215,6
1996-20103.56045,1
2011-20182.41530,6
post 20185947,5
TOTALE7.892100,0

Per analizzare, però, nello specifico il tasso di innovazione dei piani urbanistici delle città medie e la sua articolazione geografica, è necessario relativizzare il dato rispetto al numero delle città medie presenti per regione: ne deriva che, a fronte di un tasso medio di innovazione dei piani pari al 7,5% a livello nazionale, nelle città medie lo stesso non si discosta di molto, risultando pari al 7,7% con valori nettamente superiori alla media in Valle d’Aosta (37,1%), in Toscana (25,0%), in Umbria (25,9%) e in Campania (18,2%) e valori praticamente azzerati nelle Marche, nel Lazio, nel Molise e in Sardegna.

RegioniCittà mediePiani post 2018Percentuale
Valle d’Aosta351337,1
Liguria6511,5
Piemonte266249,0
Lombardia660598,9
Friuli Venezia Giulia9955,0
Veneto14274,9
Trenino Alto Adige51173,3
Emilia Romagna10432,9
Toscana601525,0
Umbria27725,9
Marche5700,0
Lazio13500,0
Abruzzo10332,9
Molise8200,0
Campania1212218,2
Puglia7222,8
Basilicata4025,0
Calabria10932,7
Sardegna12900,0
Sicilia4524,4
TOTALE2.4021857,7

A prescindere da una più generale considerazione sul ricorso ad altre politiche (alternative e surrettizie) di governo delle trasformazioni urbanistiche, una valutazione critica dei suddetti dati può essere sintetizzata e riassunta nei seguenti tre punti.

  1. Il tasso di innovazione dei piani urbanistici comunali è comunque basso, a prescindere dalla tipologia delle città (grandi, medie, piccole) e dalla distribuzione geografica delle stesse (la percentuale dei comuni con un piano rinnovato negli ultimi tre anni è pari al 7,5%). Non si evincono forti differenze regionali nella volontà (capacità) dei comuni di innovare la loro pianificazione urbanistica generale. Ciò è indubbiamente dovuto alla scarsa attualità ed efficacia di una pianificazione comunale che (a parte tentativi di innovazione regionale non sempre riusciti) è ancora ferma ai principi generali stabiliti nel 1942, non più rispondenti alle esigenze della società attuale. I piani urbanistici comunali, ancorché necessari per regolare il regime giuridico dei suoli, non riescono a interpretare i nuovi temi del governo del territorio: lo sviluppo strategico, la sostenibilità ambientale, la risposta ai nuovi diritti di cittadinanza.
  2. Nelle città medie (che nel Rapporto dal Territorio dell’INU sono quelle ricomprese tra 15.000 e 75.000 abitanti) il tasso di innovazione dei piani è in linea con la media nazionale (7,5% in media nazionale su tutti i comuni e 7,7% per le città medie). Il leggero scostamento in aumento (+ 0,2%) non è rappresentativo di ciò che ci si potrebbe aspettare dalle città medie, da noi in tante occasioni considerate come la parte più attiva e dinamica del “Sistema Paese”. Forse ciò è da mettere in relazione al fatto che proprio nelle città medie la scarsa attrattività del tradizionale piano regolatore è soppiantata dall’interesse per gli strumenti innovativi di governo del territorio: i Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS), gli interventi in attuazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), gli interventi di cui al Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQuA), gli interventi in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questi nuovi strumenti riescono a interpretare più efficacemente la domanda di trasformazione delle città, o almeno quella parte della domanda di trasformazione che è supportata da specifiche modalità di sostegno pubblico (finanziamento a fondo perduto, finanziamento in quota interessi, agevolazioni fiscali, ecc.). Ne resta, però, penalizzata la domanda emergente di intervento urbanistico in difesa dei nuovi diritti.
  3. L’articolazione geografica del tasso di innovazione dei piani urbanistici delle città medie merita comunque qualche notazione aggiuntiva. Le migliori performance fatte registrare dalle città medie in Valle d’Aosta, Toscana, Umbria e Campania sono forse da ascrivere, da un lato, alla forte tradizione urbanistica e alla spiccata attitudine vero le politiche attive di governo del territorio che caratterizza da sempre dette regioni, ma dall’altro anche alla coincidenza con il rinnovo delle leggi regionali in alcune di esse (la Legge Regione Toscana n. 65 recante Norme per il governo del territorio è del 2014, la Legge Regione Umbria n. 1 recante Testo unico governo del territorio e materie correlate è del 2015, la Legge Regione Campania n. 16 recante Norme sul governo del territorio è del 2004). Fa eccezione la Valle d’Aosta che ha un alto tasso di rinnovamento dei piani pur non avendo una recente legge regionale in materia. Il dato di segno opposto, invece, ovvero la totale mancanza di interesse verso il rinnovo dei piani urbanistici delle città medie nelle Marche, nel Lazio e in parte anche in Abruzzo, è forse da imputare alla successione di eventi sismici (terremoti del 2009 e del 2016) e la conseguente attività di ricostruzione che ha portato al sostanziale disinteresse verso il rifacimento di un piano regolatore di tradizionale impostazione, per favorire invece il ricorso ad altri strumenti più specifici (i Piani di Ricostruzione, i Documenti Direttori per la Ricostruzione, i Programmi Straordinari di Ricostruzione, ecc.). Fa eccezione, in questo caso, la Sardegna che ha un tasso di rinnovamento dei piani pari allo zero pur non rientrando nella casistica suddetta.

In conclusione, dunque, coerentemente con la nostra tesi della vitalità socioeconomica del sistema urbano intermedio, la scarsa propensione al rinnovamento del piano urbanistico comunale conferma (a nostro parere) lo scarso interesse per uno strumento che risulta vetusto e non più in grado di interpretare la nuova domanda di trasformazione che le città esprimono.

Datazione della Pianificazione comunale nelle Città medie (agg. 15.11.2022)