Sezione Emilia Romagna
A cura di: Sandra Vecchietti, Simona Tondelli, Elisa Conticelli, Claudia De Luca, Barbara Nerozzi Angela Santangelo, Anna Trazzi.
1. IL QUADRO DI SINTESI SOCIO-ECONOMICO
Con una popolazione di 4.431.816 residenti (anno 2021) e 2.015.300 famiglie (anno 2019), l’Emilia Romagna rappresenta una Regione di grande dimensione (7,51% della popolazione italiana), con dinamiche demografiche che nell’ultimo triennio hanno fatto registrare un andamento essenzialmente negativo, anche se migliore rispetto alla situazione nazionale: un calo dello 0,62% della popolazione, un incremento dello 0,62% delle famiglie, un incremento del 5,33% dell’indice di vecchiaia e un incremento del 4,9% della popolazione straniera.
Sul piano economico, la Regione ha fatto registrare un incremento del 1% del tasso di crescita del PIL nel periodo 2007-2019, un calo del 1,58% del tasso di occupazione e un incremento dello 0,75% degli addetti alle costruzioni nel periodo 2018-2021, infine un avanzamento del 64,77% della spesa del POR 2014-2020 (anno 2021), uno dei più alti a livello nazionale.
In ordine alla tematica della pianificazione comunale, nel periodo 2018-2021 il tasso di rinnovo è stato del 3,50%, leggermente inferiore rispetto alla media nazionale, a fronte di un incremento di consumo di suolo, che nello stesso periodo è pari allo 0,89%, dato confrontabile con la media nazionale.

2. LO STATO DELLA LEGISLAZIONE REGIONALE
Legge Urbanistica Regionale | Legge Regionale sul Consumo di Suolo | Legge Regionale sulla Rigenerazione urbana |
La LR 24/2017 “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”, è entrata in vigore il 1° gennaio 2018 e sostituisce la precedente LR 20/2000. | Il PdL 880 presentato dalla Giunta Regionale nel giugno del 2014 “Riduzione del consumo del suolo, riuso del suolo edificato e tutela delle aree agricole” è confluito nella LR 24/2017. | La disciplina della rigenerazione urbana è trattata nella LR/24/2017. |
- Il contenimento del consumo di suolo, il riuso e la rigenerazione urbana non sono oggetto di leggi separate ma ricondotti nella LR 24/2017 e relazionati ad altri obiettivi generali quali: una elevata qualità degli insediamenti; la tutela e la valorizzazione del sistema insediativo storico/archeologico, naturalistico, rurale e paesaggistico; il sostegno dell’attrattività e competitività del sistema regionale; la promozione di maggiori livelli di conoscenza della città esistente per assicurarne la sostenibilità delle trasformazioni.
- La legge assume l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero da raggiungere nel 2050 e individua nel 3% del territorio urbanizzato all’entrata in vigore della legge, la quantità di suolo massimo consumabile fino a tale data. Il consumo di suolo va misurato non solo in termini quantitativi (ovvero calcolando la differenza tra quello consumato e quello eventualmente oggetto di interventi di de-sealing) ma anche qualitativi (non tutti i suoli hanno lo stesso valore ecosistemico). Infine, non tutti gli usi possono accedere al 3%, riservato a opere pubbliche o di interesse pubblico a insediamenti strategici e attività d’impresa. Gli usi abitativi sono limitati alla realizzazione di ERS, con una eventuale quota di edilizia libera necessaria ad assicurare la fattibilità dell’intervento, o a sostenere interventi di rigenerazione nella città consolidata. Non incidono il 3% i parchi urbani e le altre dotazioni ecologico-ambientali, le opere pubbliche di rilievo sovracomunale, gli insediamenti produttivi strategici regionali o nazionali, l’ampliamento di attività già insediate, i fabbricati realizzati nel territorio rurale funzionali all’esercizio delle attività agricole.
- La legge promuove il riuso e la rigenerazione edilizia e urbana e allo scopo favorisce interventi di addensamento e sostituzione urbana (anche attraverso la predisposizione di un albo degli immobili pubblici e privati resi disponibili per interventi di riuso e di rigenerazione urbana) e prevede premialità urbanistiche e incentivi monetari (quali la riduzione del contributo di costruzione) e finanziamenti regionali specifici (quali i bandi, uno rivolto ai piccoli comuni, con i quali sono stati finanziati numerosi progetti di rigenerazione urbana). Al fine di attivare il riuso di edifici e spazi dismessi o in corso di dismissione e favorire, nel contempo, lo sviluppo di iniziative economiche, sociali e culturali, in attesa di una progettazione definitiva che spesso ha tempi lunghi di definizione, la legge introduce gli usi temporanei, istituzionalizzando così quelle pratiche innovative sperimentate autonomamente in diverse realtà regionali. L’uso temporaneo può riguardare sia immobili pubblici che privati ed è finalizzato alla realizzazione di iniziative di rilevante interesse pubblico.
- Il nuovo piano urbanistico comunale (PUG) sostituisce PSC, RUE e POC, non è conformativo (non perimetra le aree di nuova urbanizzazione su aree vergini), ma definisce le regole che devono essere seguite in tali trasformazioni, è dotato di una rilevante componente strategica e di una regolativa, è flessibile, trasparente e partecipato.
- Per favorire un rapido adeguamento alla nuova disciplina, la legge introduce una rigida tempistica per la formazione del PUG articolata in due fasi. La prima di tre anni, per dare avvio alla formazione del PUG, la seconda di due per giungere all’approvazione dei nuovi piani comunali. La prima fase del periodo transitorio, prorogata di un anno, causa covid-19; si è conclusa il 31 dicembre del 2021, ponendo fine all’attuazione delle previsioni espansive della pianificazione precedente, poiché i Comuni non dotati di PUG, dopo tale data possono attuare solo interventi all’interno del territorio urbanizzato. Il periodo transitorio definito ha evitato il ripetersi di quanto era avvenuto con la LR 20/2000 che, non avendo posto scadenze per il passaggio alla nuova pianificazione, aveva portato, a diciotto anni dalla sua emanazione, alla sopravvivenza di numerosi PRG redatti ai sensi della precedente LR 47/1978, per cui non pochi comuni ora stanno passando direttamente dal PRG al PUG, un passaggio complesso e problematico a causa dell’estrema diversità dei due strumenti.
3. LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE, I COMUNI CAPOLUOGO
BOLOGNA | FERARRA | FORLÌ-CESENA | MODENA | PARMA | PIACENZA | RAVENNA | REGGIO EMILIA | RIMINI |
Il Piano Urbanistico Generale (PUG) è approvato con DCC PG n. 342648/2021 ed è entrato in vigore il 29 settembre 2021. Il Comune con DCC PG n. 519336/2020 ha approvato anche il Regolamento edilizio (RE), redatto sulla base del Regolamento edilizio-tipo regionale, è stato elaborato in maniera coordinata con il PUG. | Il PSC è in vigore dal 2009. Il RUE è in vigore dal 2013. L’8/11/2022 si è aperta la Consultazione preliminare per la formazione del Piano Urbanistico Generale (PUG). | Cesena, PRG in vigore dal 2003. Forlì, PRG del 2003“spacchettato”: PSC, RUE e POC in vigore dal 2008. Il Comune di Cesena ha adottato il Piano Urbanistico generale (PUG) con DCC n°23 del07/04/2022. All’esame del Comitato Urbanistico di Area Vasta (CUAV). Il Comune di Forlì ha intrapreso il percorso di formazione del PUG: istituito l’Ufficio di Piano. | PRG del 1997 “spacchettato”: PSC, RUE e POC in vigore dal 2003. Il Comune ha assunto il Piano Urbanistico generale (PUG) con DCC n°86 del 29/12/2021. In attesa di adozione. | Il PSC è in vigore dal 2007. Il RUE è in vigore dal 2010. Il Comune ha intrapreso il percorso di formazione del PUG: istituito l’Ufficio di Piano; incaricato R.T.I. per l’elaborazione; in corso il percorso partecipato. | PSC e RUE sono in vigore dal 2016. Il Comune ha intrapreso il percorso di formazione del PUG: istituito l’Ufficio di Piano; incaricato R.T.I. per l’elaborazione. | Il PSC è in vigore dal 2007. Il RUE è in vigore dal 2009. Il Comune ha assunto il Piano Urbanistico generale (PUG) con DCC n°14 del 14/01/2022. In attesa di adozione. | PSC e RUE in vigore dal 2011. Il Comune ha adottato il Piano Urbanistico generale (PUG) con DCC n°79 del 23/05/2022. All’esame del Comitato Urbanistico di Area Vasta (CUAV). | PSC e RUE in vigore dal 2016. Piano Strategico 2016. Il Comune ha intrapreso il percorso di formazione del PUG: istituito l’Ufficio di Piano. |
- In ordine alla pianificazione comunale, si sottolinea il trend discendente del relativo tasso di rinnovo, che dal 28,5% nel periodo 2015-2018 è passato allo 3,5% nel periodo 2018-2021.
- La LR24/2017 offriva, nel periodo transitorio dei 5 anni (prorogati a 6) per adeguare gli strumenti urbanistici vigenti e approvare il PUG, la possibilità di attuare parte delle previsioni del PSC con procedure semplificate che utilizzano strumenti previsti nella nuova legge: Accordi Operativi e Permessi di costruire convenzionati. L’iter previsto era quello di pubblicare un avviso di manifestazione di interesse per invitare i soggetti interessati da previsioni di PSC, POC o PRG a presentare proposte, il Comune, in base ai criteri indicati nel bando, individua quelle che possono essere attuate tramite accordo operativo o PdC convenzionato.
- Non tutti i Comuni hanno scelto di seguire questo percorso. Tra i comuni Capoluogo Piacenza, Modena e Rimini hanno pubblicato bandi, Ferrara ha preferito chiudere una variante al POC, Bologna con due POC tematici approvati di recente ha deciso di non attuare ulteriori previsioni del PSC.
- A oltre sei anni dall’entrata in vigore della legge, 185 Comuni hanno avviato il processo di redazione del PUG, solo 7 l’hanno concluso.
4. LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE DI AREA VASTA
PIANI TERRITORIALI E DI SETTORE
Piano Regionale Territoriale | Piano Regionale Paesaggistico | Piano regionale integrato dei trasporti | Piano di Assetto Idrogeologico | Piano Stralcio Difesa Alluvioni | Piano Regionale Attività Estrattive |
Approvato nel 2010 | Il PTPR ’93 (vigente); Intesa con il MIBACT firmata nel 2015, rinnovata nel 2020 e prorogata nel 2022, per l’adeguamento del PTPR al Codice | È attualmente vigente il PRIT 2025, approvato a dicembre 2021. | Piani stralcio: Marecchia-Conca 2016Fiumi romagnoli 2016Reno (Samoggia; Reno, Idice-Savena, Sillaro e Santerno; Senio; Navile-Savena Abbandonato)Po 2016 | A dicembre 2016 è stata approvata la variante di coordinamento tra il Piano di gestione del Rischio alluvioni (PGRA) e il Piano stralcio per il rischio idrogeologico (PAI). A dicembre 2021 è stato adottato il primo aggiornamento dei PGRA. | – |
- Il Piano Territoriale Regionale vigente è uno strumento di visione strategica che definisce gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile del territorio regionale secondo una rappresentazione dello stesso effettuata attraverso il concetto di capitale territoriale, che definisce il potenziale del proprio territorio e che si articola in quattro dimensioni principali: cognitiva, sociale, insediativa ed infrastrutturale, ecosistemica e paesaggistica.
- Il nuovo Piano territoriale regionale (PTR) previsto dalla LR 24/2017 è caratterizzato dall’integrazione di una componente strutturale e una strategica; ricomprende e coordina, in un unico strumento di pianificazione, la disciplina per la tutela e la valorizzazione del paesaggio (PTPR) e la componente territoriale del Piano regionale integrato dei trasporti (PRIT).
- La componente strutturale individua e rappresenta i sistemi paesaggistico, fisico-morfologico, ambientale, storico-culturale che connotano il territorio regionale nonché le infrastrutture, i servizi e gli insediamenti che assumono rilievo strategico per lo sviluppo dell’intera comunità regionale, e sono stabilite prescrizioni ed indirizzi per definire le relative scelte di assetto territoriale.
- La componente strategica del PTR definisce obiettivi, indirizzi e politiche che la Regione intende perseguire per garantire la tutela del paesaggio e dell’ambiente, degli elementi culturali e sociali del territorio per assicurare uno sviluppo economico e sociale sostenibile ed inclusivo, che accresca insieme la competitività e la resilienza del sistema territoriale regionale e salvaguardi la riproducibilità delle risorse. I contenuti strategici del PTR costituiscono il riferimento necessario per il sistema della pianificazione di area vasta e locale e per i piani settoriali regionali aventi valenza territoriale, i quali si conformano alle indicazioni del PTR nella definizione degli obiettivi e degli scenari generali di riferimento.
- L’Intesa istituzionale tra la Regione Emilia-Romagna e il Segretariato regionale del MiBACT per l’Emilia-Romagna per il proseguimento dello svolgimento congiunto delle attività volte all’adeguamento del PTPR al Codice, approvata con delibera di Giunta regionale n. 541 del 25 maggio 2020 e sottoscritta dalle Parti il 28/05/2020, è stata prorogata con Delibera di Giunta Regionale n°1334 del 01/08/2022. L’ Intesa, in continuità con l’Intesa già siglata nel 2015, disciplina la prosecuzione dell’attività condivisa finalizzata all’adeguamento del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) vigente al D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42, Codice dei Beni culturali e del paesaggio, limitatamente ai Beni paesaggistici; dà merito delle attività di adeguamento del PTPR già realizzate dall’insediamento del Comitato Tecnico Scientifico (il 19 dicembre 2016) ad oggi e prevede gli impegni delle Parti per il loro completamento.
- La Legge regionale n. 30 del 1998 (Disciplina generale del trasporto pubblico regionale e locale) individua il PRIT (Piano regionale integrato dei trasporti) come il principale strumento di pianificazione con cui la Regione stabilisce indirizzi e direttive per le politiche regionali sulla mobilità e fissa i principali interventi e le azioni prioritarie da perseguire nei diversi ambiti di intervento. I diversi livelli della pianificazione vanno quindi integrati in un unico quadro di coerenza strategica, che descriva le modalità del perseguimento degli obiettivi relativi al sistema della mobilità. In particolare: le Aree Vaste o Province e l’Area metropolitana recepiscono, nella redazione o variante dei loro strumenti, il quadro infrastrutturale e gli aspetti strategici del sistema della mobilità indicati dal PRIT 2025, specificando quanto verrà eventualmente sviluppato e approfondito nei propri Piani settoriali della mobilità; i Comuni, preferibilmente in forma associata o comunque tenendo conto degli effetti non solo locali, specificano tali contenuti nei propri strumenti di pianificazione.
- Il 17 febbraio 2017 con l’entrata in vigore il D.M. 25 ottobre 2016, sono state soppresse le Autorità di bacino Marecchia Conca, Fiumi Romagnoli Samoggia, Senio, Navile-Savena Abbandonato e Reno che confluiscono nell’Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po e i rispettivi sono unificati.
- Il settore estrattivo è regolato dalla Legge Regionale n. 17 “Disciplina delle Attività Estrattive” del 18 luglio 1991 che assegna alla Regione un ruolo di indirizzo e coordinamento del settore estrattivo. Con questa legge, infatti, la pianificazione delle attività estrattive, è stata delegata alle Province, che predispongono il Piano Infraregionale Attività Estrattive (PIAE), ed ai Comuni, che a loro volta, sulla base dei contenuti del PIAE, elaborano il Piano Comunale Attività Estrattive (PAE). Nella formazione di tali strumenti la Regione ha mantenuto funzioni istruttorie sui PIAE.
I PIANI TERRITORIALI PROVINCIALI
BOLOGNA | FERARRA | FORLÌ-CESENA | MODENA | PARMA | PIACENZA | RAVENNA | REGGIO EMILIA | RIMINI |
Piano Territoriale Metropolitano (PTM) approvato nel 2021, vigente. Piano strategico metropolitano approvato nel 2018. Agenda 2.0 per lo sviluppo sostenibile della città metropolitana di Bologna presentata nel 2021. PUMS approvato nel 2019 PLERT approvato nel 2007 | PTCP in vigore dal 1997, ultima variante specifica approvata nel 2018. Nel 2020 è stato avviato il percorso di formazione del PTAV con l’approvazione degli obiettivi strategici. PIAE 2009-2028, approvato nel 2009. PLERT approvato nel 2010 | PTCP approvato nel 2006, ultima variante specifica approvata nel 2015. PIAE approvato nel 2012, ultima variante 2014. PLERT approvato nel 2005 | PTCP vigente approvato nel 2009. PIAE approvato nel 2009, ultima variante 2015. PLERT approvato nel 2004 | PTCP approvato nel 2003, ultima variante specifica approvata nel 2019. PIAE del 2008, ultima variante 2016. PLERT approvato nel 2005. | PTCP approvato nel 2010 ultima variante specifica approvata nel 2017 Nel 2020 è stato avviato il percorso di formazione del PTAV con l’approvazione degli obiettivi strategici. PIAE approvato nel 2012. PLERT approvato nel 2008. | PTCP approvato nel 2006, ultima variante approvata nel 2019. Con atto del Presidente nel 2021 è stata validata la documentazione preliminare del nuovo piano PTAV. PIAE approvato nel 2008, ultima variante in corso (assunzione nel luglio 2022) | PTCP variante generale approvata nel 2010, variante specifica approvata nel 2018. PIAE variante generale approvata nel 2002, ultima variante specifica 2017. | PTCP approvato nel 2007, ultima variante approvata nel 2013. Con atto del Presidente nel 2020 è stato dato avvio al PTAV. PIAE variante approvata nel 2019 PLERT approvato nel 2008. |
- Con la LR 13/2015 “Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su città metropolitana di Bologna, province, comuni e loro unioni” il governo dell’area vasta è attribuito alla Città metropolitana di Bologna, che redige il Piano territoriale metropolitano (PTM), e alle Province che devono dotarsi del Piano territoriale di area vasta (PTAV). Sono due strumenti con contenuti in parte diversi. Entrambi sono dotati di una componente strategica che nel PTM è raccordata e integra il PTR (tanto che è oggetto di accordo territoriale con la Regione), mentre il PTAV deve essere coerente con gli obiettivi strategici regionali definiti nel PTR; infine per quanto riguarda le scelte urbanistiche, il PTAV ha essenzialmente un ruolo di coordinamento di quelle di Comuni e Unioni che esulano la scala locale, mentre il PTM è propositivo, ad esempio, rispetto alle quantità di suolo consumabile dai comuni, e definisce i criteri di perequazione territoriale e si occupa delle dotazioni territoriali di scala metropolitana.
- Nell’attesa della redazione dei nuovi PTM e PTAV, i PTCP continuano ad essere riferimento per la pianificazione comunale solo per i contenuti attribuiti dalla nuova legge alla pianificazione di area vasta.
- La Città metropolitana di Bologna per favorire lo sviluppo sostenibile ha avviato da tempo un percorso che la vede impegnata sotto il profilo della sostenibilità. Promotrice della Carta di Bologna nel 2017, tra il 2018 e il 2019 la Città metropolitana di Bologna ha elaborato la prima “Agenda per lo Sviluppo Sostenibile”. Il 24 giugno 2021 ha presentato l’Agenda 2.0 per lo sviluppo sostenibile, uno strumento innovativo che estende, dalla dimensione prettamente ambientale della prima Agenda a quella economica e sociale, il concetto di sviluppo sostenibile, come auspicato sia dall’Agenda Onu che dal PSM 2.0.
- Con l’eccezione della città metropolitana di Bologna che ha approvato un PUMS metropolitano, nelle altre province, sono i singoli comuni (nella maggior parte dei casi) o le unioni di comuni (casi più rari come l’unione del Distretto Ceramico o Cesena e l’unione valle Savio) a dotarsi dei PUMS.
- La LR 30/2000 “Norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico” all’art.3, assegna alle Province il compito di dotarsi di un Piano provinciale di localizzazione dell’emittenza radio e televisiva (PLERT) in coerenza con il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiotelevisive e nel rispetto dei limiti e dei valori di riferimento normativi.
5. LO STATO DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE
Documento di Economia e Finanza regionale (DEFR) | Piano Operativo FESR | Programma di Sviluppo Rurale | Piano Energetico Regionale | Piano di Gestione dei Rifiuti | Piano Regionale dei Trasporti |
DEFR 2023 per il periodo di programmazione 2023-2025 (approvato luglio 2022) | Pr Fesr 2021-2027 (approvato 2022) | Psr 2023-2027 (approvato settembre 2022, in attesa di approvazione finale da parte della Commissione europea) | Piano energetico regionale (Per) 2030 approvato nel 2017 Piano triennale di attuazione (Pta) 2022-2024 (approvato in giugno 2022). | Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la bonifica delle aree inquinate 2022-2027 (approvato in agosto 2022) | Prit 2025 (approvato in dicembre 2021) |
Piano Regionale di Tutela delle Acque | Piano di Tutela della Qualità dell’Aria | Piano del Demanio Marittimo | PNRR-Next Generation Progetti regionali | Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile | S3 – Smart Specialization strategy |
PTA (approvato nel 2005) | Piano aria integrato regionale PAIR 2020 (approvato nel 2017) | Progetto Ecosistema per la transizione sostenibile in Emilia-Romagna | Strategia Regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (approvazione novembre 2021) | Strategia di specializzazione intelligente S3 2021-2027 (approvazione giugno 2012) |
- La Regione Emilia Romagna ha promosso il progetto Ecosistema per la transizione sostenibile in Emilia-Romagna, risultato primo in graduatoria nazionale nel bando per gli ecosistemi dell’innovazione nell’ambito del PNRR. Ciò consentirà di convogliare sul territorio oltre 100 milioni di euro allo scopo di sostenere la transizione ecologica del sistema economico e sociale regionale attraverso il trasferimento di conoscenze funzionale alla riconversione dei processi produttivi, alla creazione di buona occupazione, all’ammodernamento dei servizi dedicati alla salute, a nuovi tempi di vita, a una pubblica amministrazione più efficiente e ad azioni più efficaci per la tutela dell’ambiente. L’ Università di Bologna risulta soggetto proponente, ma il progetto coinvolge l’intera rete degli Atenei regionali – l’Università di Ferrara, l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Università di Parma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Politecnico di Milano sedi di Piacenza- oltre a CNR, ENEA e INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare), e il coordinamento della Regione attraverso ART-ER, la società consortile regionale per la crescita sostenibile, l’innovazione e l’attrattività. L’ampio partenariato coinvolto mette a sistema le competenze e le infrastrutture tecnologiche dell’Emilia-Romagna Data Valley (Big Data, supercomputer e capacità di supercalcolo), attraverso la Rete regionale Alta Tecnologia, i Tecnopoli come asset fondamentali per la transizione ecologica.
- La Regione Emilia-Romagna ha lanciato nel Luglio 2021 il Bando Rigenerazione Urbana 2021, al fine promuovere l’attivazione di processi di rigenerazione urbana, ambientale e sociale, in particolare mediante il sostegno finanziario di interventi volti al recupero ed al riuso di immobili di proprietà pubblica o da destinare a uso pubblico. L’obiettivo è la riattivazione funzionale ed il recupero architettonico di questi spazi, al fine di generare effetti positivi e diffusi di qualificazione dell’ambiente urbano, di coinvolgimento attivo delle comunità locali e di rafforzamento della coesione sociale, nonché di miglioramento delle prestazioni energetico-ambientali del contesto interessato dall’intervento. La disponibilità finanziaria introdotta è di 27 milioni di euro e si rivolge ai Comuni con meno di 60.000 abitanti e loro Unioni. Il bando individua due linee di finanziamento: LINEA A: per interventi edilizi più leggeri, volti ad un uso temporaneo degli spazi; LINEA B: per il recupero integrale di un immobile e del suo contesto nell’ambito di progetti di rigenerazione urbana consolidati e di più ampio respiro. Il bando richiede un cofinanziamento minimo del 20% per la linea A o del 30% per la linea B e prevede che il contributo regionale sia destinato alla realizzazione di opere pubbliche o di pubblica utilità. A fronte di 177 proposte presentate e considerate ammissibili, ne sono state finanziate 11 nella linea A e 69 sulla linea B. I progetti sono stati valutati a partire dai criteri di qualità complessiva, caratteristiche del contesto, elementi di qualità del progetto, fattibilità e gestione.
6. AREE CRITICHE E TEMI SPECIFICI
- Merita una riflessione il fatto che i Comuni con il PUG approvato o in avanzato stadio di redazione siano stati facilitati nella predisposizione di progetti per l’accesso a finanziamenti quali i Pinqua e altri progetti presentati per beneficiare delle missioni del PNRR. La forma del Piano, basata su una componente strategica ha costituito un solido riferimento per la formazione di progetti complessi, strumenti di attuazione relativamente snelli e la non necessità di ricorrere a varianti hanno contribuito al positivo risultato.
- Il tema delle dotazioni territoriali è oggetto di grande attenzione. La LR 24/2017 affronta il tema della revisione degli standard partendo da una situazione regionale che da un punto di vista quantitativo non presenta particolari criticità. Inizialmente il DM1444/1968 ha garantito agli insediamenti residenziali minimi inderogabili di strutture e spazi pubblici innalzati: con la LR 47/1978 a 25 m2/abitante per i comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti e 30 m2/abitante per quelli con popolazione superiore; con la LR 20/2000 che conferma i 30 m2/abitante togliendo la differenziazione tra classi di comuni e la tipologia di standard; infine, la perequazione ha consentito, in vari contesti, l’acquisizione di ulteriori aree alla proprietà pubblica. I centri urbani dell’Emilia-Romagna dispongono oggi di un livello di dotazioni decisamente alto: i punti di debolezza non sono nelle quantità minime, normalmente superate, ma nella manutenzione di quelle esistenti o, più in generale, nella qualità del servizio offerto. Ragionare su nuovi standard significa chiedersi come possa essere declinata oggi la qualità degli insediamenti, in grado di garantire migliori condizioni di vita delle popolazioni e dei city-user, ma anche di promuovere la competitività dei territori. Ciò che appare evidente è che la formazione delle proposte di assetto, con le quali dovrà misurarsi il PUG dovranno riferirsi la dimensione transcalare, che connota le varie tipologie di standard, e passare dalla scala territoriale a quella urbana e di quartiere, ovvero la dimensione di prossimità che, entrata all’attualità con la “città dei 15 minuti”, evidenzia un approccio decisamente nuovo nella definizione del progetto della città pubblica. La LR 24/2017 amplia precisa le tipologie delle dotazioni territoriali individuate nella LR 20/2000. Le dotazioni ecologiche e ambientali concorrono assieme alle infrastrutture per l’urbanizzazione degli insediamenti e alle attrezzature e gli spazi collettivi all’aumento della resilienza del sistema urbano: riduzione degli inquinamenti mitigazione degli effetti del riscaldamento globale, mantenimento della permeabilità dei suoli, riduzione dei rischi sismico, idrogeologico, idraulico e alluvionale, ecc. La qualità insediativa non si esaurisce nel progetto della città pubblica, anche se ne costituisce una parte consistente e importante, ma deve coinvolgere anche la città privata. E’ un nodo che necessita di un approfondimento. Incrementare e diversificare l’offerta di servizi facendo ricorso anche a quelli che possono essere soddisfatti dal settore privato non significa rinunciare all’acquisizione di aree pubbliche (attraverso gli standard o la perequazione). Allo stesso tempo, il sistema del verde urbano e la permeabilità dei suoli forniscono servizi ecosistemici i cui benefici sono indipendenti dalla proprietà e concorrono ad aumentare la resilienza del sistema urbano.