Sezione Liguria

A cura di: Federica Alcozer, Nicola Canessa, Giampiero Lombardini, Emanuele Sommariva, Andrea Vergano

1. IL QUADRO DI SINTESI SOCIO-ECONOMICO

Con una popolazione di 1.507.438 residenti (anno 2021) e 757.877 famiglie (anno 2019), la Liguria rappresenta una Regione di piccole dimensioni (2,56% della popolazione italiana), con dinamiche demografiche che nell’ultimo triennio hanno fatto registrare un andamento essenzialmente negativo e in linea con la situazione nazionale: un calo del 1,67% della popolazione, un incremento dello 0,05% delle famiglie, un incremento del 3,92% dell’indice di vecchiaia e un incremento del 5,75% della popolazione straniera.

Sul piano economico, la Regione ha fatto registrare un calo del 11,6% del tasso di crescita del PIL nel periodo 2007-2019, un incremento dello 0,79% del tasso di occupazione e un incremento dello 1,4% degli addetti alle costruzioni nel periodo 2018-2021, infine un avanzamento del 53,13% della spesa del POR 2014-2020 (anno 2021) in linea con la media nazionale.

In ordine alla tematica della pianificazione comunale, nel periodo 2018-2021 il tasso di rinnovo è stato del 6%, in linea con la media nazionale, a fronte di un incremento di consumo di suolo, che nello stesso periodo è pari allo 0,32%, più basso della media nazionale.

Variazione di indicatori in tema di sviluppo e di pianificazione

2. LO STATO DELLA LEGISLAZIONE REGIONALE

Legge Urbanistica RegionaleLegge Regionale sul Consumo di SuoloLegge Regionale sulla Rigenerazione urbana
L. R. 11/2015 “Modifiche alla legge regionale 4 settembre 1997, n. 36 (Legge urbanistica regionale)” (modifica alla LUR 36/1997); L.R. 6/2021 “Modifiche alla legge regionale 4 settembre 1997, n. 36 (Legge urbanistica regionale)”.L.R. 23 /2018 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e il recupero del territorio agricolo”.
  • La legge urbanistica regionale LUR 36/97 fin dalla sua approvazione è stata oggetto di una serie di modifiche volte soprattutto a semplificare l’iter di formazione dei piani urbanistici comunali (PUC). L’ultima in ordine di tempo è stata la LR 11/2015 che ha introdotto modifiche con l’obiettivo di snellire il procedimento di formazione dei piani urbanistici comunali (con l’introduzione di un procedimento unico in sostituzione della doppia fase di adozione del progetto preliminare e del progetto definitivo) e allinearlo con quello della valutazione ambientale strategica, introdotta dalla LR 32/2012. Con la LR 6/2021 si abbandona questa strategia “correttiva” (che nel tempo non ha prodotto significativi risultati in termini di efficacia nella formazione dei piani), per mettere in campo un più generale disegno di riforma della legge urbanistica, con l’obiettivo dichiarato di migliorare la dotazione di servizi e infrastrutture pubbliche, nei comuni più urbanizzati del territorio regionale, e di contrastare i fenomeni di abbandono nei comuni dell’entroterra. Pur presentandosi nella forma di una legge di modifica, la LR 6/2021 ridefinisce radicalmente alcuni dei contenuti della pianificazione di livello regionale e comunale (per questo motivo sarebbe forse stata più opportuna una nuova formulazione della legge urbanistica, anziché una sua modifica). Nella nuova legge il Piano territoriale regionale (PTR) individua “i comuni che hanno configurazione di città, conurbazione costiera o valle urbana” e gli “ambiti territoriali dell’entroterra”. Per i primi vengono introdotti due nuovi strumenti di pianificazione (in sostituzione del PUC): il Piano dei servizi e delle infrastrutture (PSI), che definisce il sistema delle dotazioni pubbliche, di approvazione regionale; il Piano urbanistico locale (PUL), che regola l’uso del suolo, di competenza comunale. Per i comuni dell’entroterra rimane invece in vigore il piano urbanistico comunale (PUC). Pur con l’obiettivo lodevole di migliorare la dotazione di servizi pubblici delle aree urbane e contrastare i fenomeni di abbandono e degrado delle aree interne, la LR 6/2021 rischia di complicare ulteriormente il quadro pianificatorio regionale, introducendo un regime urbanistico differenziato per i comuni interni (in cui sopravvive il PUC) e per i comuni più urbanizzati lungo la linea di costa e le principali aree vallive (in cui vengono introdotti due nuovi strumenti PSI e PUL, con duplicazione delle procedure di formazione).
  • In Liguria non è presente una legge specifica sul consumo di suolo, nonostante l’evidente fragilità del territorio, soggetto a frequenti eventi alluvionali e fenomeni di dissesto, dovuti in parte all’intenso processo di urbanizzazione delle aree costiere e vallive, in parte al progressivo abbandono del territorio agricolo. Nella legge urbanistica regionale 36/97, modificata dalla LR 6/2021, non si fa alcun riferimento esplicito al tema del consumo di suolo, l’unico possibile riferimento compare laddove si attribuisce al PTR la funzione di governare un corretto uso del suolo (definizione che peraltro potrebbe essere intesa in modi anche diversi e non unicamente come obiettivo di contenimento del consumo di suolo). La LR 23/2018 sulla Rigenerazione urbana e il Recupero del territorio agricolo, nonostante un vago riferimento di principio al tema, manca tuttavia di integrare le politiche sulla rigenerazione urbana e territoriale con quelle di contenimento del consumo di suolo. L’assenza di riferimenti legislativi non è giustificata dai dati. Dal Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, elaborato annualmente dal SNPA, emerge un quadro che deve essere interpretato alla luce delle particolari condizioni orografiche della Liguria. Se i dati confermano un consumo di suolo in termini assoluti stazionario e inferiore a quello di altre regioni italiane (nel 2021 il suolo consumato è stato pari a 39.299 ettari), si devono però registrare profonde differenze tra comuni dell’entroterra e comuni costieri e vallivi, dove più alto risulta il dato relativo al suolo consumato. Nei comuni dell’entroterra il consumo di suolo è stato storicamente molto debole prima di arrestarsi quasi completamente negli ultimi anni; nei comuni di corona ai centri capoluogo, pur in presenza di una certa tensione abitativa, i fenomeni di urbanizzazione non sono stati così intensi come in altre regioni italiane, mentre sulla costa (nelle poche aree pianeggianti e nei versanti collinari) il fenomeno si è alimentato fino al primo decennio degli anni 2000, per poi arrestarsi quasi completamente negli ultimi anni. Si potrebbe affermare che ciò che poteva essere “consumato”, in termini di risorse spaziali, è stato in gran parte utilizzato. La scarsità di spazio è confermata anche dal dato sul consumo di suolo in aree protette e in zone a rischio idraulico e geologico, tra i più alti in Italia. Al dato sul consumo di suolo si affianca quello relativo alla contrazione delle aree agricole e all’avanzamento del bosco, che emerge dal confronto delle carte sull’uso del suolo.
  • La LR 23/2018 si propone di affrontare contestualmente il problema della rigenerazione urbana e del recupero delle aree agricole. Come evidenziato dai dati, il consumo di nuovo suolo sembra essersi stabilizzato negli ultimi decenni, mentre continua il processo di contrazione delle aree agricole a favore del bosco. La legge si propone di affrontare questi due aspetti congiuntamente senza tuttavia fornire elementi per un’inversione di tendenza rispetto ai modelli di uso del suolo a fini edificatori, in deroga o variante agli strumenti urbanistici. La legge affida ai Comuni, anche su proposta di altri soggetti pubblici o privati, il compito di individuare gli ambiti che richiedono interventi di rigenerazione urbana (in quanto caratterizzati da condizioni di degrado) o interventi di recupero del territorio agricolo (in quanto caratterizzati da terreni abbandonati e/o da manufatti edilizi degradati). Gli ambiti di rigenerazione e recupero individuati, in caso di difformità rispetto alla disciplina urbanistica, comportano variante al piano urbanistico comunale. Al fine di favorire una più estesa applicazione della legge sono previsti incentivi fiscali (tra questi, la possibilità di usufruire di finanziamenti regionali e lo “sconto” sul contributo di costruzione) che hanno concorso a sbloccare l’attuazione di alcune aree di trasformazione urbana. In mancanza di un osservatorio non è possibile valutare gli effetti della legge a distanza di circa quattro anni dalla sua entrata in vigore. Un banco di prova per una più sistematica applicazione degli interventi di rigenerazione urbana sul territorio ligure è rappresentato dal Programma regionale di rigenerazione urbana (PRRU), approvato dalla Regione Liguria nel 2021.

3. LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE, I COMUNI CAPOLUOGO

GENOVALA SPEZIAIMPERIASAVONA
2015200319992012
  • In ordine alla pianificazione comunale, si sottolinea il trend sostanzialmente stabile del relativo tasso di rinnovo, che dal 7,7% nel periodo 2015-2018 è passato al 6% nel periodo 2018-2021.
  • Lo stato della pianificazione comunale riflette le difficoltà procedurali di formazione dei piani, a cui i provvedimenti legislativi di modifica della legge urbanistica regionale hanno cercato di dare risposta, senza tuttavia ottenere i risultati auspicati. Per quanto riguarda i Comuni capoluogo lo stato della pianificazione è diversificato. Il Comune di Genova, dopo un lungo iter iniziato nel 2007, è giunto all’adozione del progetto preliminare nel 2011 e all’approvazione definitiva del piano urbanistico comunale (PUC) nel 2015. Il Comune di Savona, dopo un lungo iter di formazione, è giunto all’approvazione del PUC nel 2012. Il Comune della Spezia ha un PUC approvato nel 2003 (esito di una lunga fase avviata prima della LUR 36/1997), aggiornato con una variante per la salvaguardia della zona collinare (approvata nel 2011). La revisione del PUC della Spezia, avviata nel 2014, aveva portato all’adozione del piano nel 2016, ma il successivo cambio politico ai vertici dell’amministrazione comunale ha determinato la decadenza del piano adottato per scadenza dei termini, a cui è seguita una successiva fase di stallo. Il Comune di Imperia ha ancora un PRG, approvato nel 1999, che necessiterebbe di una radicale revisione alla luce delle profonde trasformazioni avvenute nell’area urbana e nel territorio. Tra i Comuni maggiori della Regione, va segnalata la recente approvazione di piani a conclusione di lunghi iter di formazione: è il caso di Sanremo (piano approvato nel 2019), Rapallo (2019), Chiavari (2020), Busalla (2020). Più problematico è il rinnovo degli strumenti urbanistici nei Comuni dell’entroterra (salvo poche eccezioni), in cui sopravvivono ancora molti PRG, se non addirittura Programmi di Fabbricazione. Tra le esperienze virtuose si segnala il PUC intercomunale dell’alta Valpolcevera (comuni di Mignanego, Campomorone, Ceranesi e Sant’Olcese), avviato nel 2018 con il supporto di Città Metropolitana di Genova. In alcuni Comuni costieri permangono situazioni critiche (piani in fase di stesura, con tempi molto lunghi), come ad esempio a Loano, Noli, Pietra Ligure, Vado Ligure (in cui sopravvive il PRIS, modificato dalla “variante intermedia ‘90” del 1995), Zoagli, Sestri Levante, Monterosso (che ha un PRG del 1977, il più vecchio della Regione).

4. LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE DI AREA VASTA

PIANI TERRITORIALI E DI SETTORE

Piano Territoriale RegionalePiano Regionale PaesaggisticoPiano di Assetto IdrogeologicoPiano Gestione Rischio Alluvioni
2020 (adozione)2019 (approvazione documento preliminare)Varie per Bacino2020 (adozione progetti di aggiornamento)
  • Piano Territoriale Regionale. Dopo oltre vent’anni dall’approvazione della LUR 36/97 – durante i quali sono state presentate due differenti versioni di PTR, nel 2004 e nel 2014, senza mai giungere all’adozione – nel febbraio 2022 è stato adottato dal Consiglio Regionale il PTR e relativo Rapporto Ambientale. Il percorso di formazione del piano è stato contestuale alla revisione della legge urbanistica regionale, operata con la LR 6/2021. Il PTR è costituito da 4 fascicoli, nella forma di tavole “pieghevoli”, che si propongono di utilizzare un linguaggio “non tecnico”: il primo fascicolo ha carattere introduttivo, mentre i successivi affrontano tre temi sui quali si articola la “geografia” del Piano: entroterra, città e costa. Compito del PTR, come previsto dalla LR 36/97 (modificata dalla LR 6/2021), è quello di individuare i “comuni che hanno configurazione di città, conurbazione costiera o valle urbana”, i “comuni che hanno funzione di poli attrattori dell’entroterra” e gli “ambiti territoriali dell’entroterra”. Nell’individuazione cartografica di queste tre “geografie” sembra racchiudersi la funzione principale del piano. L’enfasi riposta sull’infrastrutturazione pubblica delle aree urbane e sul recupero delle aree interne non è raccordata a politiche regionali, ma demandata quasi esclusivamente alla successiva fase di elaborazione dei piani comunali, senza alcun riferimento alla pianificazione di livello intermedio, provinciale o di città metropolitana. Come è stato messo in evidenza durante l’iter di formazione del piano, il PTR manca di una visione strategica su temi di rilevanza regionale, come il sistema della sanità pubblica, il sistema dell’edilizia residenziale sociale, il sistema naturalistico ambientale. Tale assenza di visione strategica è particolarmente evidente nelle aree classificate come “entroterra”, per le quali il PTR arriva a dettare regole conformative per il dimensionamento di manufatti agricoli.
  • Piano Paesaggistico. L’iter di formazione del nuovo Piano Paesaggistico prende avvio nell’agosto 2017, con la sottoscrizione, da parte di Regione Liguria, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di un Protocollo d’intesa per l’elaborazione congiunta del Piano Paesaggistico, esteso a tutto il territorio regionale, secondo quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Nell’aprile 2019 la Giunta regionale ha approvato il Documento preliminare del Piano Paesaggistico, secondo la LUR 36/1997, costituito da Rapporto preliminare e Schema di Piano. La proposta di Piano è stata presentata nel luglio 2020 (con successivi aggiornamenti elaborati nel 2021). Durante l’iter di formazione del Piano si deve registrare la mancanza di un percorso di partecipazione e coinvolgimento delle comunità locali. Dai documenti presentati, se da una parte si rileva un apprezzabile operazione di raccolta e sistematizzazione di dati e informazioni, dall’altra emerge l’assenza di una lettura interpretativa dei sistemi territoriali. Gli 11 ambiti individuati dal PP (ottenuti come aggregazione dei 109 ambiti del PTCP) restituiscono una lettura “orizzontale” – costa/entroterra – che non tiene conto dei processi di formazione degli organismi territoriali liguri, sviluppati prevalentemente per sistemi vallivi. Nelle more dell’approvazione definitiva del nuovo Piano Paesaggistico rimane vigente il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico (PTCP), approvato nel 1990. Negli ultimi anni (dal 2018) il PTCP è stato modificato e depotenziato nei suoi livelli “territoriale” e “puntuale”, e nei suoi assetti “vegetazionale” e “geomorfologico”, lasciando efficace il solo livello locale/assetto insediativo.  
  • Piano di assetto idrogeologico e Piano Alluvioni. Dal febbraio 2017 le Autorità di Bacino ex L. 183/1989 sono soppresse e sostituite dalle nuove Autorità di Bacino Distrettuali. Il territorio ligure ricade nella competenza di due Autorità di Bacino Distrettuali ex d.lgs. n.152/2006: a) l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, in cui rientrano i bacini del versante padano; b) l’Autorità di bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, in cui rientrano i bacini del versante ligure, compreso il bacino interregionale del fiume Magra. Secondo la “Direttiva alluvioni” (recepita con d.lgs. 49/2010) i Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA) sono elaborati a livello distrettuale secondo cicli di attuazione della durata di 6 anni: il primo ciclo si è concluso nel 2016, con l’approvazione dei PGRA relativi al periodo 2015-2021. Attualmente sono in corso le attività che porteranno all’approvazione dei PGRA relativi al secondo ciclo 2021-2027 (nel dicembre 2020 sono stati adottati i progetti di aggiornamento dei PGRA per i due distretti idrografici). Fino all’emanazione di corrispondenti atti adottati a livello distrettuale o a diverse disposizioni, rimangono in vigore i piani di bacino (e le relative normative) approvati sul territorio regionale, che continuano ad essere aggiornati con le procedure ordinarie. Per quanto riguarda i piani di bacino di rilievo regionale (che coprono oltre il 70% del territorio regionale), fin dall’inizio della sua attività, l’Autorità di bacino regionale ha individuato come attività primaria l’elaborazione di Piani stralcio per l’assetto idrogeologico, peraltro sollecitati dal D.L. n. 180/1998 convertito in Legge n. 267/1998. Tali Piani sviluppano un quadro conoscitivo organizzato e aggiornato del sistema fisico di bacino idrografico, individuando le situazioni di criticità conseguenti all’elevato rischio idrogeologico al quale è particolarmente esposto il territorio regionale.

I PIANI TERRITORIALI PROVINCIALI

GENOVALA SPEZIAIMPERIASAVONA
PTC 2002-2014 PSM 2017PTC 2005PTC 2009PTC 2005
  • Il percorso di formazione del Piano Territoriale Generale della Città Metropolitana di Genova (PTG), ai sensi della L 56/2014 (cd “legge Delrio”), avviato ufficialmente con la predisposizione delle “Linee Guida”, approvate dal Consiglio Metropolitano nell’aprile 2015, non è mai giunto a conclusione. Nelle more dell’approvazione del PTG rimane in vigore il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC), approvato dal Consiglio Provinciale nel 2002, con la successiva “Variante 2014”, approvata dal Consiglio Metropolitano nel gennaio 2016, relativa alla “Individuazione dei Sistemi Territoriali Strategici”, in coerenza con la “Strategia Europa 2020”, oltre al “riordino delle norme di attuazione del PTC”. La Variante 2014 anticipa dunque, già in una prospettiva metropolitana, alcuni dei temi del Piano Territoriale Generale. Un importante contributo alla pianificazione provinciale è rappresentato anche dal “PCTp 2020”: un percorso di revisione del piano avviato nel 2011 e concluso formalmente nel febbraio 2012 con presa d’atto da parte del Consiglio Provinciale. Pur non assumendo effetti formali e giuridici ai sensi della LUR 36/1997, il “PTCp 2020” intendeva fornire sia un contributo propositivo per la formazione del PTR della Regione Liguria, sia un contributo sulle dinamiche territoriali e sulle politiche di gestione del territorio per il coordinamento delle attività dei Comuni, in una prospettiva di raccordo tra differenti livelli di pianificazione.
  • Il Piano Strategico della Città Metropolitana di Genova (PSM) è stato approvato nell’aprile 2017 (con la giunta guidata dal Sindaco Metropolitano Marco Doria). La strategia del piano, definita attraverso un percorso partecipativo, è sintetizzata in 5 macro-obiettivi (coordinare il cambiamento, sviluppare Genova metropoli, ottimizzare i servizi, adattarci ai cambiamenti climatici, costruire il senso di appartenenza alla Città Metropolitana). Con determinazione del Sindaco metropolitano di Genova (Marco Bucci), nel marzo 2022 si è dato avvio ad una nuova fase di aggiornamento del PSM, con l’obiettivo di collegare le strategie territoriali alle politiche europee NEXT generation-PNRR. Sulla base di tale aggiornamento è stato predisposto il progetto di Piano Urbano Integrato (PUI), “Da periferia a nuove centralità urbane: inclusione sociale nella città metropolitana di Genova”, approvato dal Ministero dell’Interno e finanziato con 141 milioni di euro. Ai fini della predisposizione del PUI sono stati individuati interventi che diminuiscono gli squilibri tra le aree centrali e quelle periferiche, soprattutto in termini di servizi. Nel PUI trovano integrazione le strategie dei piani di settore (PUMS, Biciplan) e dei piani urbanistici dei comuni interessati (in particolare il PUC intercomunale dell’alta Valpolcevera).
  • Nel novembre 2019 la Città Metropolitana ha presentato “L’agenda metropolitana sostenibile di Genova: verso spazi metropolitani sostenibili”, per ottenere risorse statali per la redazione di “Agenda 2030”. Il Ministero dell’Ambiente ha valutato positivamente la proposta e ha sottoscritto un accordo di collaborazione, assegnando risorse per lo sviluppo del progetto. L’Agenda Metropolitana concorre a sviluppare la nuova fase del Piano Strategico: integrando, in coerenza con i cinque obiettivi del piano, le politiche di sviluppo sostenibile di Agenda 2030 e del PUMS; individuando azioni pilota per un “modello di spazio urbano sostenibile” (es. polo dei servizi pubblici del Parco Tigullio di Lavagna); promuovendo attività di formazione, informazione e sensibilizzazione dei cittadini sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
  • Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) della Città Metropolitana di Genova è stato approvato dal Consiglio Metropolitano nel luglio 2019. Nell’aprile 2022 il Consiglio Metropolitano ha adottato il Biciplan (piano urbano della mobilità ciclistica).
  • A fronte di un discreto dinamismo della Città Metropolitana di Genova, nelle altre Province liguri si deve registrare l’inerzia nel procede al rinnovo degli strumenti di pianificazione di area vasta, dove rimangono vigenti piani datati, tutti concepiti anteriormente alla riforma delle autonomie locali introdotta dalla L. 56/2014.

5. LO STATO DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE

Documento di Programmazione Economico e FinanziariaPiano Operativo FESRProgramma di Sviluppo RuralePiano Energetico Regionale PEARPiano di Gestione dei RifiutiPiano Regionale dei Trasporti
2022 (approvazione DEFR 2023-2025)2022 (all’esame della Commissione Europea)2015201720152022 (adozione PRIIMT)  
Piano Regionale di Tutela delle AcquePiano di Tutela della Qualità dell’AriaPiano del Demanio MarittimoPNRR-Next Generation Progetti regionaliStrategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile 
201620062002 20212018 
  • PNRR. Con delibera di Giunta regionale del 2 dicembre 2021 è stato approvato il “Piano territoriale” di Regione Liguria, con il quale si intende dare attuazione alla riforma delle procedure amministrative complesse propedeutiche all’implementazione dei progetti previsti nel PNRR. Con successiva delibera del 22 giugno 2021 è stata definita l’organizzazione regionale e l’istituzione di Strutture di Missione per l’attuazione del PNRR in Liguria, oltreché di una Cabina di Regia con compiti di verifica e monitoraggio. In termini di risorse economiche alla Liguria spettano circa 1,3 miliardi di euro per infrastrutture e mobilità sostenibile (di cui 692,5 milioni per interventi portuali e coldironing); 137 milioni destinati alla scuola e all’educazione della prima infanzia; 190 milioni per potenziare il sistema sanitario regionale.
  • Programma FESR. Con delibera di Giunta del 1 aprile 2022 la Regione Liguria ha approvato il Programma Regionale FESR 2021-2027. Complessivamente il totale delle risorse ammonta a circa 652 milioni di euro. Il contributo più rilevante riguarda gli obiettivi di policy OP 1 (un’Europa più competitiva e intelligente) e l’OP 2 (un’Europa resiliente, più verde e a basse emissioni di carbonio), con circa 579 milioni di euro, ma contribuisce anche con specifiche azioni l’OP 5 (un’Europa più vicina ai cittadini) con circa 50 milioni di euro. Rispetto alla precedente programmazione si nota una maggiore concentrazione delle risorse su pochi obiettivi di policy. Attualmente (settembre 2022) il Programma FESR 2021-2027 è all’esame della Commissione Europea.
  • Programma di sviluppo rurale. La Commissione europea ha approvato il 6 ottobre 2015 il Programma di sviluppo rurale della Regione Liguria – PSR 2014-2022. Il programma di sviluppo rurale per la Liguria dà particolare rilievo alle azioni legate al potenziamento della competitività del settore agricolo e di quello forestale e alla salvaguardia, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi.
  • Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile. Nel 2018 Regione Liguria ha avviato il percorso di costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile, declinando a livello locale gli obiettivi dell’Agenda 2030. Con delibera del marzo 2020, la Giunta regionale ha approvato un protocollo di intesa con Asvis ai fini della collaborazione per la promozione dei principi dell’Agenda 2030 e la definizione della Strategia Regionale.
  • New European Bauhaus. In concomitanza con il Festival europeo del 9 giugno 2022, l’Ufficio di Bruxelles della Regione Liguria ha organizzato l’evento “Il New European Bauhaus in Liguria: identità, ispirazione, interazione, idee, iniziative”. Con successivo voto del 29 luglio 2022, la Giunta Regionale ha approvato il provvedimento relativo all’implementazione del New European Bauhaus sul territorio ligure, con l’obiettivo di sviluppare progetti di rigenerazione territoriale in linea con i principi di sostenibilità, estetica, inclusione.
  • Con delibera di Giunta Regionale del febbraio 2022 è stato adottato il Piano Regionale Integrato delle Infrastrutture della Mobilità e dei Trasporti (PRIIMT) e il relativo rapporto ambientale.

6. AREE CRITICHE E TEMI SPECIFICI

  • Pianificazione dei Parchi. In Liguria sono presenti un parco nazionale (Cinque Terre) e nove parchi naturali regionali (Antola, Aveto, Beigua, Bric Tana, Porto Venere, Montemarcello-Magra, Piana Crixia, Portofino, Alpi Liguri). Per quanto riguarda la pianificazione si deve registrare la cronica mancanza del Piano del Parco Nazionale delle Cinque Terre (il piano adottato nel 2002 è stato revocato dalla Regione Liguria nel 2010). Di contro si rileva la recente approvazione dei Piani integrati dei parchi regionali delle Alpi Liguri, dell’Antola, Aveto e Beigua (tutti approvati nel 2019). Il tema dei Parchi è stato oggetto negli ultimi anni di un animato dibattito sul ruolo e sull’utilità che tali istituzioni possono avere rispetto a differenti prospettive di sviluppo. Tale dibattito, cominciato con la proposta avanzata nel 2017 di soppressione del Parco Regionale di Montemarcello-Magra, si è acceso attorno alla questione della definizione dei confini del Parco Nazionale di Portofino, istituito con legge finanziaria 2018. In attesa di arrivare ad una perimetrazione condivisa dell’area parco, ad oggi si contrappongono, in una fase di stallo, due visioni: una che vede nell’estensione dell’area parco uno strumento di sviluppo e di valorizzazione delle risorse territoriali, l’altra che vede nel “Parco di Portofino” un brand in un’ottica di marketing territoriale.
  • Pianificazione portuale. Sono stati approvati i Documenti di Programmazione strategica di sistema di cui all’art. 5 della L. 84/94 per entrambe le Autorità di Sistema Portuali, quali quadri di riferimento dei successivi Piani Regolatori Portuali di scalo. In particolare, l’AdSP del Mar Ligure Occidentale ha tratteggiato il futuro PRP per lo scalo di Genova come strettamente correlato alla programmazione già prefigurata, in particolare con il Programma Straordinario di cui all’art. 9 del “Decreto Genova”. Ad oggi è pubblicato il bando per l’assegnazione della redazione dei PRP degli scali di Genova e Savona/Vado Ligure. La durata del servizio, intesa come somma delle diverse attività richieste, viene stimata in 18 mesi. Va rilevato che la recente modifica (novembre 2021) sulla Legge Portuale ha ridotto il ruolo degli enti territoriali nella pianificazione portuale. La stessa modifica ha inoltre introdotto l’esclusione dal vincolo paesaggistico generico ex lege 47/85 per tutte le aree portuali: i nuovi PRP avranno quindi la possibilità di definire, tramite la ricognizione delle aree di propria competenza, l’esatta perimetrazione delle zone escluse dal vincolo. Si conferma una vision policentrica che supera anche i confini regionali, relazionando gli scali con i nodi retroportuali (aree buffer, interporti, porti secchi, ecc.) siti nelle regioni di mercato. Analogamente sono in corso di definizione ed approvazione i documenti strategici di pianificazione delle Zone Logistiche Semplificate.